pepiniana

«ragazze magnifiche succhiavano già la cassata alla Siciliana nei più pretensiosi caffè […]. Maria pensò che Emilio mai non l’avrebbe accompagnata a prendere nessuna cassata, né spumone, né altra pepiniana specialità.» (MdF 80)

Hapax assoluto, non registrato in nessun repertorio (la pentola pepiniana di alcune rare occorrenze è un errore per papiniana, dal nome dello scienziato francese Denis Papin). Ma oggi sovvengono le risorse elettroniche: e il nostro hapax scioglie facilmente il suo enigma, non tenebroso del resto, data la restrizione contestuale relativa a prodotti di pasticceria, anzi di gelateria, che già indirizza verso un probabile ambito di significato, quello delle denominazioni di prodotti commerciali. Il riferimento infatti è alle specialità della torinese gelateria Pepino, tuttora attiva: dal sito www.gelatipepino.it si apprende che la storia dell’azienda «inizia nel 1884» col trasferimento del napoletano Domenico Pepino a Torino. Diventarono «fornitori della Real Casa» e famosi anche fuori da Torino, tanto più –ma siamo parecchi anni dopo rispetto a questa registrazione gaddiana nel racconto eponimo della Madonna dei Filosofi, che risale al 1928 (su «Solaria» del settembre-ottobre, e senza varianti in questo luogo) – quando nel 1939 inventarono il “pinguino”, gelato su stecco ricoperto di cioccolato. Così non stupisce trovare menzioni di Pepino in scrittori piemontesi come Soldati e Ceronetti, oltreché in Alberto Savinio (che dal 1934 al 1940 fu collaboratore della “Stampa”), comunque successive rispetto a questa prima attestazione in Gadda.

claudio vela