frullona
«Era una frullona di medio taglio, di pelle grigio pallida che pareva carta unta: con il volto piatto un po’ a patata, gli occhi piccoli, bigi bigi, annegati nel ridondare della sugna» (QP 247).
«Pe nnun dì cculo, ppòi dì cchiappe, ano, / Preterito, furello, chitarrino, / Patume, conveggnenze, siggnorino, / Mela, soffietto, e Rrocca-Canterano. // Di’ ttafanario, culeggio-romano, / Piazza-culonna, Culiseo, cusscino, / La porta der cortile, er perzichino, / Bbommè, ffrullo, frullone e dderetano. // Faccia de dietro, porton de trapasso, / Er cularcio, li cuarti, er fiocco, er tonno, / E ll’orgheno, e ’r trommone, e ’r contrabbasso. // E cc’è cchi lluna-piena l’ha cchiamato, / Nacch’e ppacche, sedere, mappamonno, / Cocomero, sescesso, e vviscinato». Che la vertiginosa, irresistibile deflagrazione sinonimica del son. 614 del Belli fosse nota a Gadda (e al suo sodale Mario Dell’Arco) è provato da almeno due luoghi del Pasticciaccio: «E al centro quegli occhi dell’Assunta: quell’alterigia: come fosse una sua degnazione servirli a tavola. Al centro... di tutto il sistema... tolemaico: già, tolemaico. Al centro, parlanno co rispetto, quer po’ po’ de signorino» (QP 17, di culo in QPL 286); «Be’, là, tra le gambe der brigadiere e der chiavaro, scartato er mappamonno de la Manuela, vagolavano tutte quelle attossicate fantasime» (QP 98, mappamondo in QPL 363). Senza dimenticare Eros e Priapo: «Talché codesti mestruati battaglioni se ne vadano a i’ loro Culiseo», con la nota: «Er Culiseo (per Colosseo). È storpiatura della parlata romanesca, p.e. nel Belli» (EP 65). Ma è assai probabile che dal medesimo sonetto derivi anche il frullona con cui viene designata l’«isterica di sasso» (QP 259), Camilla Mattonari, la fidanzata brutta e «tracagnotta» (QP 249) di Enea Retalli, tanto più che l’unica altra occorrenza del termine nell’opera gaddiana (MdF 53: «E così anche passero e beccafico, frullone l’uno, esile freccia il secondo contro la polpa delle cosce di monaca») attinge a una ben diversa tradizione (e area semantica): quella di frullare nel senso di ‘svolazzare’ (ben documentata in Pascoli e D’Annunzio) o anche ‘darsi d’attorno alacremente’ (GDLI), donde il frullone «Detto di pers. che va frullando, cioè girando in qua e in là in modo nojoso o anche sospetto» schedato dal TB. Si vedano, sulle voci qui evocate, Pietro Gibellini, Romanesco e ottica narrativa nel «Pasticciaccio» di Gadda, in «Paragone», 308, ottobre 1975, pp. 75-91, poi, col titolo Gadda e Belli, in Il coltello e la corona. La poesia del Belli tra filologia e critica, Bulzoni, Roma, 1979, pp. 164-81, in part. p. 175; Giorgio Pinotti, Un “qualificato raddrizzatore”: Gadda, Dell’Arco e la revisione del “Pasticciaccio”, in Studi su Mario Dell’Arco, a cura di Franco Onorati con Carolina Marconi, Roma, Gangemi, 2006, pp. 103-24, in part. p. 113; Luigi Matt, «Quer pasticciaccio brutto de via Merulana». Glossario romanesco, Roma, Aracne, 2012, pp. 147 e 105.
giorgio pinotti