commodoro
«“Ribaltamento” è rotazione di una figura intorno ad un asse immaginato, sì che ne ricada nuovo contorno sul foglio: (geometria proiettiva, disegno). E dicesi di veicolo che vada sossopra: “L’auto è ribaltata nel fosso co’ duo commodori”» (L’A 31 nota 3).
La nota si premura di delucidare un termine che ancora all’altezza del 1943, data di pubblicazione dell’Adalgisa in volume, era di attestazione piuttosto limitata e recente (il GDLI ne riporta esempi quasi solo novecenteschi), diversamente dal verbo ribaltare, attestato anche in precedenza, e intorno al quale si incentra l’exemplum fictum proposto da Gadda a illustrazione dell’azione del ribaltamento. Ma perché nel fosso dovrebbero ribaltarsi esattamente due commodori, in un’immagine peregrina e spassosa? Certamente i commodori, alti ufficiali di marina fuori d’Italia (corrispondono a ‘capitani di vascello’), si può pensare che qui compaiano prima di tutto per il suono un po’ ridicolo della parola italiana nella sua pomposità (non così nel commodore inglese da cui deriva, a sua volta dal francese commandeur), e che questo agisca da stimolo a precipitarli in una situazione altrettanto ridicola. Alla quale però sovrintendono delle motivazioni non estemporanee: e se poi vi si aggiunge del beffardo divertimento, tanto meglio! È probabile, anche se non dimostrabile, che lo spunto immediato sia venuto a Gadda da una suggestione di un passo di Emilio Cecchi, in Crepuscolo d’un mimo, una prosa raccolta dapprima in Corse al trotto, Firenze, Sansoni, 1936, e poi sempre riedita nelle successive edizioni accresciute, Corse al trotto vecchie e nuove, sempre Firenze, Sansoni, 1941 e 1942 e 1943: edizioni dunque contemporanee alla stesura della nota, che come molte dell’Adalgisa (qui siamo nel ‘disegno milanese’ Quando il Girolamo ha smesso), è stata aggiunta nel volume edito alla fine del 1943 (il “finito di stampare” è del 23 dicembre) rispetto alla redazione pubblicata in rivista, e con certezza scritta in quell’anno. Racconta Cecchi, in questo pezzo che riflette sul declino del grande attore comico americano Buster Keaton: «Poi, un giorno, su qualche rivista, uscirono fotografie di Keaton e d’un amico che, in piena “proibizione”, tutt’e due vestiti da commodori in alta tenuta, su un’enorme automobile attrezzata a vagone-letto e provvista di formidabile bottiglieria, scorrazzavano lungo la costa californiana. Ogni tanto fermavano, scendevano, si toglievano la feluca, s’asciugavano il sudore; e bevevano un goccetto.» (Corse al trotto vecchie e nuove, p. 97). Il libro non c’è nella biblioteca di Gadda come noi la conosciamo, ma dati i rapporti di amicizia e di stima che intercorrevano tra i due scrittori è presumibile senza troppo arbitrio non solo che Gadda conoscesse la prosa di Cecchi, ma che proprio l’immagine dei due finti e beoni «commodori in alta tenuta» con tanto di regolamentare «feluca» abbia spinto la fantasia di Gadda ad assumerne i figurini per accompagnarli a un conseguente esito di ribaltamento nel fosso. Se vale la suggestione, la data della nota e la sua coerenza con altre della stessa ‘curva di livello’ compositiva (appunto il 1943), anche linguisticamente connotate per fiorentinismi o arcaismi (qui co’ duo), aggiungono un’altra possibilità di scandaglio interpretativo sotto la superficie assurdamente comica dell’esempio: idealmente infatti è come se insieme coi commodori venisse “ribaltato nel fosso” quanto inerisce a ogni esibizione scenica, e così l’incolpevole coppia finita nel fango (da bravi commodori bisogna vederli, così come in Cecchi, nello sfarzo – ora sfregiato dal contrappasso dell’imbrattamento – di divisa e feluca, il copricapo che li apparenta ad esempio ai membri dell’Accademia d’Italia…) anticipa il non incolpevole Napoleone che si incorona da sé della lunghissima nota 6 dello stesso ‘disegno’. Ancora pochi mesi, e il bersaglio sarebbe stato direttamente Mussolini (Eros e Priapo data al 1944-1945).
claudio vela