chiunque artro
«Mo se ne pentiva... Chiunque artro, ar posto loro, avrebbe cercato de mejo. Ora lo capiva: troppo tardi!» (QP 105).
È anche per la malinconia di Liliana – vittima di quell’«identification narcissique» che Freud descrive nel cap. xxvi dell’Introduction à la psychanalyse, posseduta e letta da Gadda ‒, per quel suo desiderio di non allontanarsi da don Corpi e dai Santi Quattro Coronati, che i Balducci sono rimasti a via Merulana, loro che avrebbero potuto permettersi un appartamento a Prati o un villino sul lungotevere: lo chiarisce un discorso indiretto libero riferito a Remo, e appena screziato di tratti dialettali. Decisivo, anche in questo caso, l’apporto di Mario Dell’Arco, cui si deve la soppressione di una spericolata, scintillante forma artificiale (QPL 367 «Qualunque artri, ar posto loro, avrebbero cercato de mejjo»), giunta a Gadda direttamente dagli amati trecentisti, come per esempio Giovanni Villani: «intra’ quali il duca Guernieri con certi suoi seguaci fu l’uno, dal quale corporal giuramento alle sante Idio Vangele ricevemmo con lettere della sua promessione fatte alla nostra eccellenza, che contra alla maestà nostra … niuna cospirazione farà lega, overo compagnia, pel protesto, da casione, della quale noi o voi, o qualunque altri nostri diletti o fedeli, potessimo essere dannificati, molestati o perturbati inn–alcuno modo» (Nuova cronica, XIII, cxiv). Si vedano in proposito Giorgio Pinotti, Dal primo al secondo «Pasticciaccio»: la revisione del romanesco, in Studi di letteratura italiana offerti a Dante Isella, Bibliopolis, Napoli, 1983, pp. 615-40, in part. p. 636; Id., Nota al testo di QP, pp. 343-44; Luigi Matt-Giorgio Pinotti, Nel cantiere del secondo «Pasticciaccio»: gli appunti autografi per la revisione del romanesco, di imminente pubblicazione sugli «Studi di filologia italiana», LXXX, 80, 2022.
giorgio pinotti